Sabato 12 Novembre – Roma /// PER UNA MOBILITÀ SENZA CONFINI SENZA SFRUTTAMENTO

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La dominazione europea (sia quella militare che quella economica) nei confronti delle popolazioni più o meno vicine a noi, ha prodotto e continua a produrre un esodo di milioni di persone verso l’Europa.
In questo contesto il controllo del fenomeno migratorio diventa un nodo cruciale del discorso e della pratica politica. Un controllo da parte del governo italiano ed europeo che si concretizza attraverso la militarizzazione delle frontiere esterne ed interne, praticando torture, deportazioni, trattenimento nei centri di smistamento, ricollocamento, identificazione ed espulsione; ma anche con la moltiplicazione dei confini di natura amministrativa, che colpiscono non solo chi è nato fuori dall’UE.
I lavoratori delle campagne sono confinati in baraccopoli e campi, costretti a condizioni di vita e lavoro disumane, dall’intreccio tra gli interessi dell’agribusiness con politiche che sempre di più regolano e limitano la libertà di movimento. Le stesse politiche colpiscono, in molteplici forme ma secondo la stessa logica, milioni di migranti e non solo, a braccetto con le politiche di austerity e di erosione delle tutele sul lavoro.
In Italia, le leggi sull’immigrazione hanno creato precarietà, ricattabilità e sfruttamento crescenti e continuano a causare morte, oltre a privare centinaia di migliaia di persone di qualsiasi riconoscimento . Con la crisi economica, l’Italia ha chiuso i canali di ingresso per i migranti definiti “economici” e si affida sempre di più ad un regime militare-umanitario per attingere forza-lavoro a basso costo e fare profitto anche attraverso la cosiddetta “accoglienza” – un sistema che produce esclusione e povertà, ed uno strumento di gestione e di controllo che non permette alle persone di autodeterminarsi e obbliga a vivere in una condizione di detenzione. Ma anche istituti come quello della residenza, sempre più difficile da ottenere anche per i cittadini comunitari e per tutti coloro che vivono in case occupate, limitano l’accesso a molti servizi (in primis quelli sanitari).
E chi si ribella, chi occupa le case, chi cerca di abbattere i confini, chi blocca il flusso delle merci è oggetto di pesanti ricatti e ritorsioni. Nei ghetti come nelle metropoli, i fogli di via, i decreti di espulsione e altre misure restrittive sono usati per ricattare chi alza la testa, punendo gli sfruttati piuttosto che i responsabili dello sfruttamento.

Ma dall’altro lato della barricata si comincia a far sentire forte la rivendicazione di una mobilità senza frontiere e senza sfruttamento, un’esigenza trasversale tanto delle e dei migranti quanto di chi soffre quotidianamente gli effetti della politica italiana ed europea. Un conflitto che proprio le migranti ed i migranti stanno portando avanti nelle maniere più differenti: ai confini interni ed esterni dell’Europa, mettendo in crisi con i propri corpi la costruzione e la rappresentazione della “Fortezza Europa”; negli hotspot e nei centri di accoglienza, rifiutando l’identificazione, il controllo, la criminalizzazione/vittimizzazione; nelle occupazioni di case e sui luoghi di lavoro dove da anni lavoratrici e lavoratori stranieri mettono in campo pratiche di lotta autorganizzate capaci di inceppare gli ingranaggi delle grandi filiere di sfruttamento.
Per questo, sebbene riteniamo assurdo rivolgerci alle stesse istituzioni che hanno progettato questo scellerato “sistema accoglienza”, venerdì 11 Novembre saremo accanto alle lavoratrici ed ai lavoratori migranti che rivendicano:
1) Regolarizzazione per i lavoratori e le lavoratrici delle campagne privi di permesso di soggiorno
2) Abolizione di campi di lavoro di qualsiasi natura (ghetti, tendopoli, campi container)
3) Accesso alla residenza per tutte e tutti, requisito minimo per l’accesso a diritti e servizi fondamentali
4) Stop alle deportazioni interne ed internazionali
5) Apertura di canali di ingresso e transito e libertà di circolazione

Intendiamo andare oltre l’attuale “gestione dell’immigrazione”, rifiutiamo il modello che spaccia per “accoglienza” e “volontariato” la reclusione ed il lavoro forzato e gratuito imposto alle ed ai migranti, un sistema destinato al crollo imminente non a causa degli “sbarchi” ma perchè condizionato da scelte politiche incapaci di rispondere al fenomeno migratorio ma solamente legate a interessi economici (es. Mafia Capitale) e politici, dal momento che una così ondivaga risposta al flusso migratorio è terreno fertile per le destre.
Siamo per l’autodeterminazione di ogni singolo e quindi per la libera circolazione, per un’accoglienza vera che veda nelle e nei migranti delle persone da rispettare, un’accoglienza che sia a misura di migrante, capillare ed autogestita e che si tenga lontana dalle attuali logiche di lavoro e di detenzione.
E’ giunto il momento di intraprendere un percorso che si ponga come obiettivo quello di smantellare le forme giuridico-amministrative di inclusione differenziale, attraverso le quali si generano sfruttamento, frammentazione e guerre tra poveri, per il piacere di politici e strilloni xenofobi e razzisti che intanto gonfiano di voti le loro urne e quindi gonfiano dei nostri soldi le loro tasche.
Per questo invitiamo tutt* a Roma, venerdì 11 Novembre!
Volevano degli schiavi, sono arrivati esseri umani.

AUTOBUS DA PESCARA/CHIETI
info: antifalab@inventati.org
fb: LabCulture Antifasciste

 

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