Michel Foucault è stato un personaggio che molt* di noi hanno incontrato durante il loro percorso di studi o durante il loro percorso di “lotta”. La cosa che fa sorridere è che un tale autore sembra non appartenere né all’ambiente accademico, né tantomeno a quei movimenti che, con un’altra espressione retorica — la prima era “lotta” —, chiamiamo antagonisti, i quali seppur meritevoli e interessanti ideologicamente spesso rischiano di ridurre Foucault a un santino.
Alcuni di noi magari si sono ritrovat* nell’imbarazzo di seguire un corso universitario su Foucault che, con la sua pretesa di “spiegare l’autore”, ne ha appiattito la potenza: purtroppo un autore del genere vive anche nello stile della sua scrittura. E infatti il momento dello studio che segue quello delle lezioni, quando si va finalmente a leggere cosa dice l’autore e in che modo lo dice, è il luogo dove finalmente scatta quella folgorazione che ce lo fa amare, a prescindere da quanto si possa concordare con i suoi argomenti.
Per ricordare Foucault e il novantennale della sua nascita, abbiamo pensato di buttare giù qualche riga che lo riguarda, parlare di qualche sua opera che ci sembra fondamentale (nel suo e nel nostro di percorso); e parlarne cercando di arrivare il più possibile a tutti e tutte. Abbiamo forse scritto una “Introduzione a Foucault”? Non ci pare. Non possiamo chiamarla così. Di introduzioni a Foucault e al suo pensiero se ne trovano già di buona fattura e la nostra sfigurerebbe di fronte a queste. E poi sappiamo bene che per apprezzare Foucault, non tanto per capirlo, è necessario leggere direttamente i suoi testi.
Allora ciò che abbiamo scritto è più o meno un invito alla lettura di Foucault. Un invito alla lettura di un autore straordinario che continua a spiazzarci e lo ha fatto anche nel momento in cui stavamo redigendo questa sorta di “tributo”.
Come è giusto che sia, porgiamo sin da ora anche qualche scusa: speriamo che le/i più ferrat* su questo autore ci perdoneranno qualche imprecisione, qualche leggerezza di troppo, qualche svista, qualche passaggio forse confuso. Probabilmente il nostro testo soffre di entrambi i difetti di cui accennavamo prima: è forse un po’ accademico ma vorrebbe essere anche uno scritto di un gruppo antagonista…e ci sembra che siamo riuscit* ad essere antagonist* solo a noi stessi. Ma va bene così.
Buona lettura. 😉
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