Lo squat dalla A alla Z

Lo squat dalla A alla Z

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Squattare, è occupare un edificio abbandonato, senza aver chiesto l’autorizzazione al suo “proprietario”. E’, di fatto, non pagare l’affitto ai proprietari che possiedono più di un alloggio quando noi non ne possediamo nessuno. Squattare, è criticare in atti un sistema che vuole che i ricchi continuano ad arricchirsi sulla pelle dei poveri. Squattare, è anche abitare nel vero senso della parola: è essere libero e responsabile nel proprio luogo di vita. E’ poterci fare quello che si vuole senza referenziarsi ad un proprietario che, in ogni modo, non ci vive. E’ anche un modo di sopravvivenza quando non si può, o non si può più pagare un affitto (un modo che può portare a farsi delle domande sui nostri modi di vivere, sul lavoro, la famiglia, la vita collettiva, il tram-tram quotidiano, sulle possibilità di vivere le nostre idee in tale società). Ogni squat è diverso. Il quotidiano dipende largamente dei contesti politici, socio-economici, giuridici, inter-relazionali, etc, ma ogni squat è “politico”, nella misura in cui capovolge, anche involontariamente, l’ordine sociale e la proprietà privata. Lo squat è generalmente dipendente dagli spazi lasciati all’abbandono dalla borghesia e dal sistema capitalistico. Non può essere considerato come uno scopo, ma al massimo come un mezzo. Ma non qualsiasi mezzo: al di là dell’alloggio, lo squat può essere un luogo di resistenza e di sperimentazione. Squattare è prendere una parte del proibito, rompere la sottomissione alla legalità, è una ricerca di autonomia. Lo spazio aperto dagli squat permette anche di ritrovarsi in pratiche diverse: autogestione, gratuità, recupero/riciclo, appropriazione in tutte le forme, apertura all’esterno e confronto sui modi di vivere, dibattiti, riflessioni… Questa brochure, scritta collettivamente, in evoluzione continua dalla sua prima comparsa nella primavera del 1999, ha per scopo quello di fornire informazioni necessarie al “buon” svolgimento della vita di uno squat, dall’apertura fino alla chiusura. Non vuole essere esaustiva e sta ad ognuno apportare le modifiche appropriate.