S(g)NAM!
Su questi territori la TAP (Trans-Adriatic Pipeline) muta il suo nome ma non la propria natura.
Opera diretta a rinnovare lo smalto del capitalismo internazionale, il gigantesco gasdotto che attraversa Grecia e Albania per approdare infine in Italia, darà al nostro Paese un ruolo strategico di hub del gas per l’Europa continentale.
La retorica della “grande opera necessaria” cede però presto il passo ad una realtà ben diversa da quella che media e portatori d’interessi diretti vogliono farci credere.
A chi conviene il raddoppio della dorsale adriatica di SNAM? Chi intascherà i proventi del gas azero? Che beneficio avranno le popolazioni che vedranno i propri territori, già messi a dura prova dai tanti eventi sismici, devastati ora anche dal gasdotto?
Proviamo ad illustrare sinteticamente il tutto: SNAM è una Spa con oltre 2,7 miliardi di capitale sociale, detenuto per oltre la metà da investitori istituzionali (banche, società assicurative ecc.) e per un ulteriore 8% da investitori retail (risparmiatori privati), oltre ad un importante partecipazione (circa 1/3) della Cassa di Depositi e Prestiti. Ben l’80% degli investitori istituzionali sono società statunitensi, inglesi, canadesi, irlandesi, tedeschi e francesi. Questa digressione è utile per far capire in tasca di chi finiranno i superdividendi, una volta che l’opera sarà a regime.
Rispondiamo ora anche alla terza domanda: le popolazioni locali e, più in generale quelle abruzzesi, non vedranno un metro cubo di tutto il gas trasportato dal tubo, ne avranno alcun beneficio economico da tale opera. Tutto il metano che traslerà per la Valle Peligna e, per oltre 700 km lungo l’Italia, è diretto ai sistemi produttivi dell’Europa continentale, che nei prossimi decenni, vuole rendersi autonoma dalle forniture russe, per ovvi motivi geopolitici.
Con SNAM paghiamo sulla nostra pelle gli interessi del grande capitale, che come sempre non distribuisce nulla di quel che produce, ma che scarica costantemente sui cittadini i costi ambientali e l’insicurezza che una tale opera porta con sé.
Alla precarietà, disoccupazione, compressione salariale che le lavoratrici e i lavoratori subiscono quotidianamente, come naturale conseguenza della logica del profitto, oggi aggiungiamo anche l’aggressione di una multinazionale che con tale opera si garantirà utili eccellenti per i prossimi decenni. Quel che viene ancora una volta negato è il progresso sociale ed il benessere collettivo.
Quel che viene ancora una volta affermato è il profitto privato e la ricchezza per pochi.
Rovesciamo oggi questa logica!