E così anche quest’anno il cosiddetto “autunno caldo” si sta concludendo, stavolta segnato da una “battaglia” vissuta quasi forzatamente e non per scelta. Una forzatura che quest’anno si presenta sottoforma di Referendum. Ovunque ci viene detto che, se sei di Sinistra, hai il dovere di difendere la “Costituzione più bella del mondo frutto della Resistenza partigiana”, hai il dovere di votare e far votare NO al Referendum Costituzionale, per “mandare a casa Renzi”, e ,dulcis in fundo, per evitare “la deriva autoritaria”. Una “battaglia” indetta da quegli stessi politici che nel comfort delle loro poltrone nel Parlamento ci presentano la questione referendaria come LA questione.
Ma cosa accade oggi in Italia?
– Si conta una media di 3 morti al giorno sul posto di lavoro. E chi non muore sul posto di lavoro è sempre più sottomesso a logiche di sudditanza e autoritarismo, già da molto prima del Jobs Act, che rappresenta solo l’istituzionalizzazione della disparità nei rapporti lavorativi.
– Ci sono migliaia di case vuote e migliaia e migliaia di senzatetto. E chi osa introdursi in una casa vuota per trovare un tetto sotto cui ripararsi trova la crudeltà della legge. Ma si continui pure a speculare e tirare su palazzi!
– Se ci va bene 600€ al mese per 60 ore di lavoro a settimana, l’alternanza scuola-lavoro con McDonald’s come partner; il razzismo che dilaga e che miete le sue vittime (già è stato dimenticato l’omicidio di Emmanuel a Fermo questa estate?), centri di detenzione per chi è “colpevole” di aver osato attraversare una linea immaginaria; gli obiettori di coscienza negli ospedali che non rispettano la volontà di decidere del proprio corpo e il sessismo dilagante.
La lista dei soprusi quotidiani sarebbe interminabile, ma chi se ne frega, adesso c’è il referendum sulla “Costituzione più bella del mondo frutto della Resistenza partigiana”!
Dicono che bisogna difendere il Senato! Bisogna difendere la Resistenza Partigiana! Bisogna cacciare Renzi! Bisogna evitare la deriva autoritaria!
E allora subito ci viene l’orticaria e ci sentiamo prudere ovunque!
Ripetiamo ancora una volta che riteniamo il mezzo referendario un fragile palliativo e una tempesta d’acqua su quelli che sono gli unici focolai di resistenza ancora attivi e capaci di turbare i sogni di chi occupa le poltrone del governo.
Come si può essere così miopi e pensare che tutti quei problemi elencati in precedenza dipendano solo da Renzi? Come non si può osservare una certa continuità tra le politiche renziane e quelle montiane, berlusconiane, d’alemiane, prodiane, sugli stessi temi? Come si fa a non comprendere che è inutile “mandare a casa Renzi” se non mettiamo in discussione tutti quei meccanismi di potere legati a classe, razza e genere che permetterebbero l’emergere di un nuovo Renzi?
E poi diciamolo una volta per tutte: per noi la Costituzione Italiana NON è un feticcio sacro ed intoccabile, come non lo è nessuna fonte del diritto. E soprattutto non sopportiamo la falsa retorica secondo cui la Costituzione sarebbe il frutto della Resistenza antifascista. Chi propina questa fesseria forse è il caso che riprenda il libro di storia delle superiori e rilegga i capitoli in cui si spiega come nell’Assemblea Costituente non c’erano i partigiani che erano sui monti, bensì coloro che si sono costruiti una carriera politica sulla pelle delle e dei “combattenti delle montagne”. Nell’Assemblea Costituente c’era gente che ha permesso il mantenimento delle cariche pubbliche e delle proprie posizioni di potere ai fascisti che coprivano le stesse cariche pubbliche durante il Ventennio.
La Costituzione Italiana è stata il primo frutto del tradimento della Resistenza partigiana antifascista che noi tanto amiamo!
Ma seppure volessimo credere alla favoletta del ruolo svolto dalla Costituzione e dalla Legge per combattere il Fascismo, come potremmo farlo in un momento come questo in cui assistiamo alla imperturbata rinascita di movimenti apertamente razzisti e fascisti? È evidente che i vari appelli alla Costituzione e alla Legge non hanno evitato che la destra razzista e fascista riemergesse dalla fogna. Perchè allora continuare a fallire delegando l’impegno a leggi e giudici?
Riteniamo che per difendere la Resistenza partigiana, al posto di spendere tante energie per far votare NO o SI al Referendum, sia più utile impegnarsi quotidianamente nelle strade, nelle scuole, nelle università e nei posti di lavoro per non lasciare spazio di nessun tipo al fascismo e al razzismo.
E già che ci siamo, basta con questo mantra della “deriva autoritaria”! Per temere una simile deriva, bisogna credere nella natura democratica del nostro sistema istituzionale, e fortunatamente, nessuno di noi ci ha mai creduto. Chiunque può notare che l’autoritarismo esiste non solo nelle istituzioni di governo (già prima di un’eventuale riforma renziana) ma ovunque ci siano rapporti di potere, pensiamo ad esempio all’istruzione e al lavoro, rapporti brillantemente analizzati dai vari Foucault, Derrida, Deleuze, Bob Black, Carmelo Bene.
E noi dovremmo difendere quella stessa Costituzione che nell’articolo 1 pone proprio a fondamento della Repubblica Italiana l’autoritarismo del lavoro? NO GRAZIE!
È con l’autorganizzazione e l’azione diretta che resistiamo all’autoritarismo!
Laddove le resistenze all’autoritarismo davvero esistono e vincono avviene quando si occupa una casa sfitta, quando si occupa un capannone o un terreno abbandonato, avviene quando viene compiuto un atto che mette in discussione la proprietà privata, “l’ordinamento economico costituito nello Stato” come contemplato nel codice penale, e perché, in un punto nello spazio e nel tempo, si rompe il meccanismo della legalità, si nega l’autorità dello Stato.
Certo, spesso una volta compiuto l’atto, iniziano subito le trattative con le istituzioni per un riconoscimento più o meno formale, e allora i legalitari, i votaioli, sia pure “antagonisti”, danno sfoggio di tutte le loro “capacità mediatrici”, ma sono capacità che non si potrebbero esercitare senza quell’atto iniziale di liberazione, che per le istituzioni è un peccato originale violento.
Quindi se la pratica dell’azione diretta e dell’autorganizzazione si impongono e permettono di vincere le più disparate battaglie sociali, perché anziché diffonderle e generalizzarle si dovrebbero snaturare subordinandole alle scadenze istituzionali?
Seguire le giravolte politiche dei grillini e dell’arcipelago della sinistra istituzionale ci porterebbe sempre più lontano da chi vive i conflitti ai margini di questa società profondamente ingiusta, quella stessa maggioranza che non ha più fiducia nel metodo elettorale. Chi oggi non va più a votare non chiede alle minoranze coscienti di schierarsi nella lotta elettorale fra Grillo e Renzi, chiede forme di lotta politica alternativa alla deposizione della scheda nell’urna.
Per tutti questi motivi, ci tiriamo fuori dal chiacchiericcio Referendario.
I nostri percorsi sono quelli che ci permettono di incrociare le nostre battaglie con quelle di migranti, prostitute e chiunque non sia o non voglia essere riconosciut* dalle istituzioni.