Il comitato di Via Ariosto ha deciso di manifestare a Montesilvano per portare in strada, fin sotto al comune della città, le voci di quelle persone che altrimenti passerebbero in sordina, schiacciate dall’indifferenza di questa società insensibile e sotterrate dalla retorica fascista che ormai inquina Montesilvano almeno quanto la quantità di cemento che la caratterizza.
Ieri tante persone di diversa nazionalità hanno fatto riecheggiare nelle strade non solo parole di solidarietà per la comunità senegalese di Montesilvano – che dopo lo sgombero brutale del 31 maggio scorso è vittima di precarietà e di tanto razzismo – ma anche grida di rabbia e di forte contestazione: denunciando gli interessi speculativi che sembrano celarsi dietro ogni sgombero e rivendicando un tetto per chiunque.
A differenza di chi getta fumo negli occhi, orchestrando un’assurda guerra tra poveri senza proporre una reale soluzione, ieri in piazza si lottava per un problema reale e contro il vero nemico: la lotta di chiunque, immigrato o italiano, non vuole arrendersi allo strapotere dei palazzinari, da via Ariosto a Zanni e Rancitelli, da Lanciano e Teramo a Roma.
Ieri le strade e il Comune di Montesilvano sono state inondate da parole dure, che qualcuno ha osato definire addirittura “non pacifiche” o “imbarazzanti”, ma che in realtà pretendono verità e giustizia sulla vicenda; parole rivolte perlopiù all’amministrazione comunale di Montesilvano, che difende solo l’interesse degli speculatori edilizi e le voci populiste e fasciste ormai tanto in voga in città.
Accuse, però, che sindaco e collaboratori preferiscono glissare, per rispondere, incomprensibilmente, sintonizzandosi con i vuoti tormentoni dell’estate italiana 2017: decoro, bivacco, sicurezza pubblica… che altro?
Rivolgendosi ai giornalisti, parlano di eccessiva richiesta di assistenza da parte della comunità senegalese e del comitato: ma quale assistenzialismo, quando si pretende di rimediare ad una situazione di precarietà e ghettizzazione che il Comune stesso ha contribuito a creare? Un rimedio che stenta ad arrivare, con molte persone che hanno trovato rifugio autonomamente e con poche invece che si ritrovano in hotel dopo un mese passato a dormire con niente in spiaggia.
Parlano di rapporti irrimediabilmente incrinati e di integrazione, mentre nel frattempo partecipano alle “manifestazioni” (prendere a calci oggetti e persone) indette da Marco Forconi, portavoce del pensiero fascista e xenofobo in zona, e propongono un amalgama indistinto ai danni dell’intera comunità senegalese.
Attraverso “notizie ad orologeria” che denunciano presunti atti di vandalismo e spaccio avvenuti in alcune strutture alberghiere, in ogni caso imputabili a pochi individui, le istituzioni locali livellano l’intera comunità senegalese per continuare con politiche tese a creare una divisione tra esseri viventi di serie A e di serie B.
(Sarà un caso che l’ultimo “scoop” è uscito fuori proprio quando il sindaco Maragno è stato incalzato dalle domande circa la manifestazione di ieri?)
Parlano di indecorosità, blasfemia e “non pacifismo”: ma qual è la vera blasfemia, qual è la vera violenza?
È chiaro che la vera violenza è sgomberare, abbattere palazzine e concedere favori ai palazzinari che ne costruiranno di nuove per i propri interessi, con il benestare di sindaci che concedono anche premi cubature.
È chiaro che la vera violenza è assecondare gli interessi dei costruttori per far avanzare progetti milionari in spregio alla disoccupazione e ai quartieri abbandonati.
È chiaro che la vera violenza è la sintonia tra istituzioni, palazzinari e grandi società finanziarie che mirano ad accapparrarsi sempre più vaste proprietà immobiliari lasciandole vuote per alimentare una bolla speculativa che prima o poi esploderà e investirà chiunque, senza distinzioni di nazionalità.
Per noi il vero degrado è vivere in una città che non ci offre prospettive, con affitti stellari, inquinamento fuori dal comune, cementificazione e speculazione folli.
Il sindaco e l’amministrazione comunale oggi stanno cercando di arrampicarsi sugli specchi: in realtà, lo sgombero è stato un atto fascista, le loro parole sono un atto fascista.
La solidarietà con la comunità senegalese di Montesilvano diventa sempre di più una lotta antifascista; ma non è soltanto questo: lo striscione che ha aperto il corteo di oggi recita: “Basta case senza persone, basta persone senza case”.
Lo sgombero della comunità senegalese è attorcigliata in un filo rosso che conduce ai numerosi sfratti a cui stiamo assistendo in città (e non solo), alle tante persone costrette a vivere in tenda o in strada, ai nostri affitti vertiginosi, ai prezzi altissimi delle case in balia delle leggi di mercato, alla guerra che viene fatta quotidianamente ai poveri. Su questi ultimi aspetti risiede la sfida del comitato, su cui costruire insieme una progettualità.
PS: A chi in preda a riflessi pavloviani comincia a sbraitare con la bava alla bocca “accoglieteli voi a casa vostra” rispondiamo serenamente: non c’è bisogno.
Ricordiamo che in Italia ci sono 7 milioni di case sfitte, attraverso le quali le banche gonfiano il loro “patrimonio immobiliare” ed alimentano una bolla speculativa che, come già scritto, quando esploderà investirà chiunque, senza distinzioni di nazionalità.
Se si è davvero contro le tanto odiate banche, dovrebbe essere chiaro da che parte della barricata stare.