Matteo Salvini aveva annunciato che questa mattina per le 9:30 sarebbe arrivato a Pescara. Forti delle polemiche che ha suscitato, alcune/i di noi avevano pensato di dargli un “caloroso” benvenuto.
Dopo aver girato Pescara in lungo e in largo per più di un’ora e mezza, non c’è stata traccia dell’infame.
Le frasi di Borghezio, suo amico e collega della Lega, che definiscono la popolazione abruzzese un “peso morto e incapace di reagire alle tragedie che vivono” e gli slogan di Salvini che definiscono il meridione “terra di fannulloni e parassiti” riecheggiano ancora nelle teste di chi vive in Abruzzo.
Il fatto che non abbia voluto specificare nè il luogo nè l’orario preciso e che probabilmente non si sia neanche presentato, mostra chiaramente che anche Salvini è perfettamente conscio di non essere il benvenuto in Abruzzo, men che meno in situazioni di disagio, dovute al maltempo e al terremoto, come quelle che stiamo vivendo in questi giorni.
La popolazione abruzzese sa benissimo che scrivere due post su facebook, farsi un selfie, sfruttare per fini elettorali i luoghi della tragedia e fomentare l’odio tra chi soffre, non è d’aiuto per chi è in difficoltà.
Questo discorso vale tanto per l’infame di cui sopra quanto per qualsiasi politicante voglia strumentalizzare la situazione col fine di creare consenso attorno alla propria persona.
L’esperienza che abbiamo avuto in questi anni ci ha insegnato molto.
Ad una politica istituzionale che ha utilizzato tragedie come questa solo per fini elettorali, militarizzare intere aree e fare business di appalti da concedere ad amici, parenti e banche, opponiamo le forme concrete di solidarietà che arrivano da quelle persone che quotidianamente, in silenzio e senza riflettori, stanno davvero aiutando il prossimo riscoprendo il piacere di condividere forme di cooperazione con chi soffre gli stessi disagi.
A chi vuole fomentare l’odio e che sarebbe felice nel vedere la sofferenza solo di qualcuno/a, rispondiamo che la solidarietà è trasversale e non fa distinzioni, altrimenti è soltanto un teatrino politico.
Non vogliamo fare due pesi e due misure con chi soffre, come qualcuno sta facendo. Ci opponiamo al vittimismo della morale imperante, delle cronache infinite, degli infami. All’immobilismo pietista e a chi strumentalizza le tragedie preferiamo chi si organizza nell’azione e nel pensiero e chi cerca di creare una rete e un aiuto concreto verso chi non ha più niente o quasi.
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